I relatori sono stati scelti nei diversi settori, che operano a contatto con i giovani, in modo da offrire punti di vista diversificati anche in base all’età del target di riferimento
Si è tenuto presso l’Oratorio della Parrocchia Santa Madre di Dio di Macerata, lunedì 18 novembre, il convegno sul disagio giovanile organizzato dall’Associazione “Insieme in Sicurezza”. Il presidente dell’Associazione, Romeo Renis ha espresso soddisfazione per la numerosa partecipazione da parte della cittadinanza e ha sottolineato come sia necessario discutere tali tematiche con le agenzie educative, per fare prevenzione e strutturare possibili urgenti rimedi ai tragici eventi, che si verificano con impressionante frequenza.
I relatori sono stati scelti nei diversi settori, che operano a contatto con i giovani, in modo da offrire punti di vista diversificati anche in base all’età del target di riferimento. L’importanza della problematica è stata evidenziata dal Prefetto Isabella Fusiello, nel suo saluto iniziale, ribadita da Anna Moffa, dirigente della Squadra Mobile, e dalla Vice Sindaco, Francesca D’Alessandro, che hanno puntualizzato le deleterie conseguenze del malessere diffuso tra i giovani a cui si assiste talvolta impotenti. Le Autorità hanno espresso massima disponibilità a fare rete tra le agenzie educative, gli Enti e la Polizia di Stato.
Il presidente onorario Giorgio Iacobone ha ricordato la mission dell’associazione, basata sulla convinzione del grande apporto che la società civile può offrire in termini di sicurezza, senza mai invadere le competenze delle Forze dell’Ordine.
Ha fatto da moderatrice la già Prefetta di Crotone, per tanti anni Vice Prefetto a Macerata Tiziana Tombesi, la cui presenza nel direttivo dell’Associazione è stata accolta dagli iscritti con particolare entusiasmo, per la sua esperienza e la conosciuta disponibilità. Don Carlos ha centrato il tema fissando 4 punti per la realizzazione dei giovani: Amare, Senso di appartenenza, Sentirsi utili, Sentirsi amati.
Molto apprezzato il colpo di scena di Don Carlos, che ha invito 2 giovani educatori dell’oratorio a dare la propria testimonianza. Ludovica Fornaro 18 anni e Marco Bartolini 17 hanno espresso la loro complessa e sincera esperienza, catturando l’attenzione dell’intero uditorio, nel descrivere nel concreto quotidiano lo svilupparsi dei 4 punti indicati dal parroco.
Interessante la relazione di Alessandro Porro docente federale FIGC e responsabile della scuola calcio della maceratese, che ha sottolineato come nelle squadre sportive il ragazzo si iscriva volontariamente, non è come nella scuola obbligato a frequentarla, per cui il rispetto delle regole è più facile da ottenere. Porro ha ribadito che non mancano e che si devono bloccare quelle azioni di sopraffazione, che si manifestano nelle gare quando l’agonismo porta a comportamenti censurabili. Talvolta allenatori e genitori non sono esenti da colpe.
L’intervento della già dirigente scolastica Maria Antonella Angerilli è stato caratterizzato da una sostanziale assunzione di responsabilità della scuola nella problematica del disagio giovanile, almeno dal punto di vista della normativa, in quanto molte leggi prevedono antidoti per arginare il fenomeno. La dirigente ha sottolineato l’importanza della figura del collaboratore scolastico che segue i ragazzi fuori dell’aula e può avere una visione più realistica dell’ambiente.
La docente Unimc Alessandra Fermani ha posto l’accento sulla difficoltà della scuola ad allinearsi a sistemi moderni e sull’importanza di non dare al voto scolastico la funzione di obiettivo, ma piuttosto di conseguenza dell’apprendimento. La docente si è soffermata sulla necessità di curare il benessere emotivo del discente e la collaborazione scuola-famiglia, senza che diventino entità antagoniste. Ha concluso che quando si assiste al suicidio di uno studente di 15 anni, nessuno può dirsi esente da colpe.
Ha chiuso i lavori la coach adolescenziale Roberta Cesaroni. Ha sostenuto che una ricetta per tentare di superare il disagio è l’amore, non si deve aver paura di manifestare l’amore, sbagliano le mamme che se ne astengono nel timore di viziare i figli, specie se si considera l’incidenza decisiva dell’attaccamento tra 0 e 7anni. Nel contempo i ragazzi devono aver ben chiare le figure genitoriali. La difficoltà maggiore del nostro tempo è che convivono 5 generazioni, completamente differenti tra loro: I traditionals ultra 75enni, con i propri valori, i baby boomers da 55 a 74 anni, che hanno vissuto al tempo del boom economico, comunque con consolidate regole basilari, i postmillenals, dai 35 ai 54 anni, per metà analogici e per metà digitali, la generazione Z da 14 a 34 anni completamente digitali. Tutti parlano lingue completamente diverse, per non considerare l’ultima generazione quella Alpha, che rispetto alla precedente viaggia con 3-4 anni di anticipo.
Non si può dire che una generazione sia migliore o peggiore di un’altra, ognuna vive il suo tempo, proprio per questo il collante deve essere l’amore improntato a relazioni comunicative empatiche. Il successo dell’iniziativa per un unanime giudizio dei presenti obbliga gli organizzatori a ripeterla.