Dietro il Candidato, ci sarà il ballottaggio? Petrini: “Sì”

ELEZIONI COMUNALI PORTO SANT’ELPIDIO – L’intervista allo chalet Moby Dick

di Maikol Di Stefano

Un viaggio andata e ritorno quello di Paolo Petrini. Partito da consigliere comunale fino ad arrivare al ruolo di deputato della Camera per tornare oggi a concorrere come candidato sindaco della città di Porto Sant’Elpidio. Paolo Petrini, secondo ospite della faccia a faccia: “Dietro il candidato”, il format che ci sta mostrando l’uomo e l’esperienza che si “nasconde” dietro al ruolo di candidato.

Nato a Porto San Giorgio nel luglio del 1963, ma cresciuto fin da bambino nel comune di Porto Sant’Elpidio. “I miei genitori sono arrivati in città da Fermo, mia madre era sarta, mio padre lavorava alla fresa. Sono cresciuto in via Palermo, nel quartiere Faleriense. Ricordo una strada che non era asfaltata e i miei che non si sono mai lamentati di questo, né con il comune, né con altre realtà. Un’infanzia felice, di cui ricordi più le estati che i periodi invernali. Ricordo il giocare nelle aree intorno a casa, il campo di Via Pesaro, così come le uscita in barca per andare a pescare. La città l’ho conosciuta da ragazzo anche tramite lo sport, il basket e la pallavolo ad esempio. – spiega sorridente Petrini – Ho un ricordo nitido delle domeniche al cinema insieme ai miei genitori, soprattutto mio padre. Il cinema della Faleriense, ma anche il Gigli al centro città all’epoca davano quasi esclusivamente film western”.

Un’infanzia ed un’adolescenza che poi lasciano spazio all’età più adulta e anche al primo assaggio di politica. “La prima esperienza è stata quella da consigliere comunale, siamo intorno al 1991-1992, quando mi chiamano per chiedermi se aveva voglia di cimentarmi in quest’esperienza. Arriva prima un determinato gruppo, partecipo alla riunione e quando torno a casa declino l’offerta. Sento che in quella realtà non c’erano presupposti legati a me, poi vengo invitato da un’altra realtà che sarebbe stata impegnata nelle comunali e questa volta accetto. Entro da indipendente e all’epoca il sindaco Valeria Montecassiano mi offre il ruolo di assessore, ma rifiuto”. E’ il 1993 quando la carriera politica di paolo Petrini parte realmente. “Quell’esperienza io la ricordo come: coinvolgente. E’ lì che scatta la scintilla”.

Giacca, camicia, sorriso sempre ben stampato per l’attuale candidato sindaco del centrosinistra che non si sottrae però anche ad attaccare velatamente i suoi avversari. Soprattutto se pungolato sull’argomento candidature.

Credi ci sia troppa leggerezza oggi nel candidarsi come consigliere comunale? “Sì, credo di sì e credo sia abbastanza evidente. Non solo come consigliere comunale, ma anche come candidato sindaco. Nel 1993 io rifiuto il ruolo di assessore perché non credo di essere pronto e preparato. Oggi, quanti rifiuterebbero fra tutti quelli candidati? La mia prima reazione quando sono stato eletto all’epoca fu quella di rimanere sotto shock. In consiglio comunale per due anni non ho aperto bocca. – ricorda sempre sorridendo – Perché dinanzi a me in quell’assise c’erano persone che quando intervenivano capii di dover dar loro attenzione e rispetto”.

Da quello shock però Paolo Petrini si riprende e come, nel 1996 si presenta alle elezioni come candidato sindaco. “Mi hanno chiesto di farlo, ho accettato, l’ho fatto convinto che avremmo vinto”. E dopo un solo anno si dimette e torna al voto. “All’epoca c’era una soglia di sbarramento differente per i partiti, ero sindaco con dieci consiglieri di maggioranza e con dieci consiglieri d’opposizione, era impossibile amministrare. Tutti mi dissero di non farlo, ma ho fatto quello che era giusto per la città. Siamo tornati al voto, ho vinto e finalmente abbiamo potuto lavorare per il paese”.

Porto Sant’Elpidio in quegli anni a cavallo del cambio secolo, diviene un paese in crescita. “Abbiamo fatto tante cose, trasformando la città dal pensiero di essere una periferia industriale, come molti la consideravano, ad un nuovo polo. Due sono i ricordi più dolci, uno quello di aver portato l’indirizzo scientifico e quello turistico nell’istituto superiore di via Legnano e l’altro è il giorno che abbiamo deposto la prima pietra del teatro delle Api, gli studenti di quello stesso plesso che si trova adiacente al teatro ancora oggi che dalla finestra, su una lavagna smontata, mostrano la scritta: W Petrini. Ecco quei ragazzi non potevano neanche votare, ma per me era una grande soddisfazione”.

Dal 2001 in poi la carriera di Paolo Petrini si afferma sempre di più a livello politico nel 2005, viene eletto in Regione dove sotto la giunta Spacca ricopre il ruolo di Assessore, tra le varie cariche quelle all’Agricoltura. “All’inizio non ero contento, ho protestato tantissimo e anche altri lo hanno fatto. Vedevano la mia figura più adatta alla delega per la attività produttive”. Ebbene sì, perché nel frattempo mentre la carriera politica andava da una parte, quella lavorativa di Petrini è sempre stata legata al mondo della calzatura. “Io se mi date un sandalo, ancora adesso, lo so fare dall’inizio alla fine”. Ruoli anche dirigenziali nelle aziende del territorio, un curriculum che faceva presagire una sua carica regionale ovunque, tranne che nel mondo agricolo. “A posteriori quell’esperienza mi è servita tantissimo, ho conosciuto ed incontrato un tessuto sociale differente. Quello che ho appreso so che può tornare utile in qualsiasi altra esperienza andrò a fare”.

Finita l’esperienza regionale arriva quella nazionale, nel 2013 viene eletto come deputato della Camera. “E’ stata un’esperienza formativa, ma se devo paragonarla a quella regionale quest’ultima mi ha dato di più anche a livello umano. – spiega l’ex deputato del PD – Una volta arrivato lì avrei voluto fare di più, eravamo 300 parlamentari, una gran fetta di loro durante tutta una legislazione non hai mai fatto un intervento. Oggi è diverso, ci sono 80 parlamentari e tutti riescono a trovare il loro spazio e anzi devono darsi fare”.
Finita l’esperienza nazionale, arriva il 2018 e la candidatura al ruolo di segretario regionale del Partito Democratico. “Non era una discesa in campo all’epoca per vincere, non c’era quello scopo. Ero in contrapposizione con l’andamento e le scelte dei vertici del partito. Anche a livello regionale le cose non stavano andando bene, il mio ruolo era quello di dare una scossa da dentro per il bene comune. Non ce l’abbiamo fatto, infatti poi alle regionali ha vinto Acquaroli”. Frizioni col partito che proprio nel 2019 lo portano alla fuori uscita. “Non c’erano visioni comuni, il Partito Democratico resta la realtà che io voto a livello nazionale, ci collaboro, conosco tante persone al suo interno è parte della coalizione che mi appoggia a queste comunali”.

E allora le domande finali sono sempre quelle. Si va al ballottaggio? “Sì”. Se il 16 maggio Paolo Petrini ha perso? “Presento due/tre mozioni legate al programma che stiamo portando avanti, facendo il mio lavoro e facendomi sentire dall’altra parte”.

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