ECCELLENZA – Il portiere del Montefano si è preso 4 giornate per “aver tentato di dare un pugno al direttore di gara”. “Non c’è mai stato un contatto, solo ricerca di un confronto seppur acceso”
Una carneficina post semifinale playout. Montefano silurato di squalifiche (rileggi il precedente articolo sulla disamina del Giudice Sportivo) e il portiere Simone David esterrefatto per aver ricevuto ben quattro giornate di stop. Dopo aver letto il referto (“aveva provato a dare un pugno all’arbitro a fine gara”, si è appreso dal comunicato) l’estremo difensore si è lasciato andare ad un lungo sfogo.
“In seguito a quindici anni di prima squadra, ho ricevuto la mia prima squalifica di ben quattro giornate per aver, secondo il signor Ferroni, “provato a sferrare un pugno senza riuscirci perché fermato dai miei compagni” – ha scritto David sui suoi profili social – Quindi una squalifica basata su un’intuizione personale? Su una supposizione di cosa avrei voluto o potuto fare? Purtroppo è proprio così, un’immaginazione piuttosto forte visto che non c’è mai stato alcun contatto tra me e il signor Ferroni. Tuttavia, considerando l’andamento e la gestione della gara, insieme alle parole ricevute e dette, una richiesta plausibile di spiegazioni e quindi la ricerca di un confronto, seppur molto acceso, al termine della gara stessa. Nella mia carriera mi sono sempre contraddistinto per professionalità insieme a una grande calma e a dei nervi sempre ben saldi nelle vittorie e nelle sconfitte perciò una macchia del genere alla mia immagine non l’accetto e non rappresenta il giocatore né tantomeno la persona che sono e che ho costruito fino ad oggi e soprattutto mai sporcato di fatti deprecabili di questo genere. A questo punto però bisognerebbe trovare una spiegazione al perché sia successo tutto questo e soprattutto una soluzione per far sì che quello che é successo domenica non ricapiti più e a nessuno. Perlomeno in partite così delicate e importanti probabilmente inserire un microfono nella divisa della terna aiuterebbe a capire meglio e con chiarezza certe dinamiche e quello che succede all’interno della partita stessa oltre a quello che viene detto da una parte (arbitro), e qui é meglio stendere un velo pietoso, e dall’altra (giocatore) e probabilmente si potrebbe quantomeno capire anche se non giustificare le reazioni, ma quelle vere, non quelle ipotizzate. Immagino sia utopistico ma almeno si avrebbe la certezza di atteggiamenti idonei e non di superiorità, di avere imparzialità nel giudicare poi le prove e una ricostruzione oggettiva e completa degli accaduti prima di scrivere sentenze, oltre a un briciolo di umanità in quello che si dice e in come lo si dice in modo da riuscire così a sapere chi é la vittima e chi il carnefice”.