Dante Cecchi, quando Macerata era ancora “granne” e che il Professore fece conoscere a milioni di telespettatori

L’intitolazione dell’Auditorium della BMB. I tempi della Cultura, della Carima e di un ‘no’ clamoroso. La fine di un’epoca e della mutazione generazionale di un mondo locale che hanno visto protagonista l’intellettuale più popolare del dopoguerra maceratese

Dante Cecchi, Macerata ha ricordato ieri – mercoledì 11 giugno – (doverosamente seppure un po’ ex post) un grande padre della patria contemporaneo: nel suo nome l’auditorium della Biblioteca Mozzi Borgetti. ‘Pater’ non solo culturale e mediatico – il Professore con la propria sconfinata cultura rese negli anni 60 celebre il territorio maceratese a decine di milioni di telespettatori sull’allora canale unico Rai grazie al popolarissimo ‘Campanile sera’ condotto da Enzo Tortora ed Enza Sampo’.

Ma rendendo, Cecchi, anche e soprattutto un servizio da perfetto allievo di San Giovanni Bosco (distinguendo frequentemente) anche in ruoli che per lui furono croci.  Aderendo alla Dc ma tuttavia non alcuna delle sue molteplici correnti – caso straordinario, anzi nazionale – assumendo incarichi amministrativi ed assessorili. E quello pesante ed estraniante per lui, più di tutti gli altri: la presidenza della pur potentissima Cassa di Risparmio, la Fiat maceratese in quegli inizi degli anni 80 quando lontanissima o addirittura inverosimile appariva l’ipotesi di un qualsiasi default. Il Professore -prima di liceo, poi d’Università – dai 230 titoli editoriali, dalle immortali commedie di un mondo locale che cambiava da rurale ad urbano, divenne ‘uomo di banca’ senza mai volerlo intimamente esserlo. Ci avrebbe pur pensato a far di conti il geniale direttore generale Enrico Panzacchi. Poi, sorprendendo Enrico e Dante ecco la congiura di alcuni ‘fidatissimi’, il fior fiore dei ‘colletti bianchi’ made in Carima.

Ed ecco il buco (accertato) da 13 miliardi di lire. “Me ne vado, non sono un uomo per tutte le stagioni. Dico no a Bankitalia che vuole che rimanga per garantire fiducia, legalità e ripartenza. La Cassa non è stata intaccata, d’accordo, tanto è robusta: un minuscolo bruco non ha prodotto -puo’ averlo fatto- danni strutturali ad una mela tanto florida. Tuttavia occorre che le cose cambino” mi disse Cecchi tuttavia chiedendomi in quel momento riserbo sulla sua decisione e sopratutto su quelle dirompenti motivazioni.

Di questo e di altro ho parlato ieri nell’auditorium -senz’altro affollato seppure mancante di alcuni esponenti della Vecchia Macerata del Potere -che fu a dimostrazione che in fondo il Professore a quella consorteria non era mai appartenuto in vita né a destra, né a centro, né a sinistra della Balena Bianca e della Politica tout court. Apparteneva, Dante, alla Macerata con il futuro negli occhi e l’orgoglio d’essere il capoluogo di una Terra nobile ed antica.  Ricordo a questo proposito un’intervista in Rai. Un importante conduttore aveva raccolto noi ‘prime firme’ di questa città, ognuno per la propria categoria d’appartenenza. Ci chiese in conclusione, il conduttore, perché ci piacesse Macerata. E Cecchi: “Mi piace perché chi è davanti, la strada se la cape”. Intendendo in quel caso da commediografo, che chi ha qualità, talento le può far valere. E fece l’esempio del carrettiere che in via don Minzoni, un giorno aveva visto, era riuscito a tener dietro di sé un’auto sportiva per non perdere una preziosa precedenza. Altri tempi ma belli da sognare. Good bye Professore!

PS: Per un vero, completo cv di Dante Cecchi, la relazione appassionata, precisa, informata del prof. Alberto Meriggi presidente dell’Istituto Storico di Studi maceratesi (fondato da Cecchi) illustrato ieri alla BMB, rappresenta un nuovo punto fermo.

(foto di Luciano Carletti)

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