L’emozionante lettera scritta dalla mamma
“La solida fiducia nella scuola, quale comunità educante che comprende e valorizza la diversità ed il rispetto per la disabilità, che mescola fratellanza, solidarietà e senso dell’altro, mi spingono a dare voce ad una penosa, inaccettabile e dolorosa vicenda che, da un lato mi indigna come madre di una ragazza disabile, dall’altro invece mi rafforza, come persona, nella conferma che il bene esiste ed è sempre più grande del male“. A raccontare questa storia di sofferenza e di riscatto è la mamma Daniela Santoncini di una ragazza non vedente di 17 anni che ha deciso di dare voce all’esperienza della figlia attraverso una lettera carica di emozione. Se da un lato denuncia la passata esperienza presso il Liceo Classico “G. Leopardi” di Macerata dove la figlia disabile ha vissuto nella solitudine e nell’isolamento con episodi gravi di bullismo, dall’altra c’è la rinascita di una giovane studente che ha deciso di cambiare ad anno scolastico in corso la scuola. Il Liceo Classico “F. Filelfo” di Tolentino l’ha finalmente accolta positivamente in un ambiente inclusivo e solidale.
Qui di seguito il continuo della lettera in maniera integrale: “Nella vita di tutti i giorni, le persone con disabilità si muovono attraverso una “realtà difficile”, di ignoranza, di paura del diverso, una realtà dove si affastellano episodi di isolamento, offese, afflizioni, ma poi una luce si accende e da un’esperienza dolorosa nasce la solidarietà, l’altruismo, il senso di umanità che supera ogni barriera. E’ quanto è successo a mia figlia, diciassettenne, cieca, che ha visto trasformare una situazione negativa e fortemente sofferente, vissuta fin dai primi anni del ginnasio, presso il Liceo Classico “G. Leopardi” di Macerata, in una meravigliosa opportunità, quando il Liceo Classico “F. Filelfo” di Tolentino ha aperto le porte della sua scuola ed ha chiuso la porta alla tristezza di mia figlia, accogliendola in un nuovo, importante ed irripetibile percorso di crescita, per condividere, insieme ai nuovi compagni, ricche ed irrinunciabili relazioni sociali, mai vissute prima. La mia gratitudine e la mia riconoscenza vanno al Dirigente Scolastico del Liceo Classico “F. Filelfo” di Tolentino, Prof. Donato Romano, per aver accolto mia figlia, con professionalità e benevolenza, alla Docente Coordinatrice di Classe, prof.ssa Laila Boldorini, brillante ed acuto faro di coraggio e di speranza, alla Docente Referente per l’Integrazione, prof.ssa Francesca Palucci, per il garbo e la competenza, ed ai Docenti tutti del III B, per aver favorito l’inserimento di mia figlia con animo aperto, dedicandole energia ed impegno, pronti a costruire ponti anziché muri, per incoraggiare il suo viaggio di crescita, non solo didattica. Ma un grazie commosso e sincero va, soprattutto, alla nuova classe, a tutti gli studenti che le hanno aperto le braccia e l’hanno accolta, come Peter Pan, sul loro vascello, per volare verso la magica isola dei sogni e delle speranze, trasformando velocemente la sua tristezza in gioia, comunicando a tutti noi che è possibile costruire una società migliore.
Mia figlia si è trasferita poco più di un mese fa presso il Liceo Classico di Tolentino, ed ha subito dimenticato la condizione di isolamento e di disagio che ha vissuto nel Liceo Classico di Macerata, poco orientato ad adottare misure e strategie per favorire la relazione scolastica con i suoi compagni, e poco attento sia al suo malessere, sia agli episodi discriminatori più volte verificatisi, costringendola ad andarsene, per liberarsi da una soffocante solitudine che, però, non le ha mai spento l’innato sorriso. Una decisione sofferta ed a lungo ponderata (cambiare scuola, per giunta, durante l’anno in corso, è sempre una scelta travagliata) che si è resa ancor più necessaria dopo un grave episodio di dileggio nei confronti di mia figlia, che rappresenta, tuttavia, “la punta dell’iceberg” di una situazione comunque più volte segnalata e non più tollerabile: episodio immotivatamente minimizzato dalla scuola e non affrontato come il senso di responsabilità e la normativa impongono. L’amara e dolorosa verità è il totale fallimento della scuola, la quale, inadeguata e manchevole, non solo non ha saputo o non ha voluto volgersi verso mia figlia e garantirle pari dignità, “di fare come gli altri”, ma ha privato tutti i suoi giovani di un’occasione di crescita e di arricchimento ed è rimasta, nell’indifferenza più totale, incatenata al buio della sua caverna. Perché la scuola, come la famiglia, deve esplicare la sua funzione non solo veicolando contenuti, ma soprattutto favorendo solidarietà e conoscenza reciproca, prima che la povertà relazionale dei nostri giovani si connoti patologicamente come insofferenza e violenza degli uni verso gli altri. Il non intervenire adeguatamente di fronte a situazioni di esclusione, di dileggio, non solo garantisce un riconoscimento sociale a chi pone in essere condotte “inappropriate”, ma legittima future azioni in tal senso: dovremmo chiarire bene ai nostri figli che l’emarginazione, l’isolamento, il bullismo non hanno mai una ragione per esistere, pur nella consapevolezza che solo gli adulti sono responsabili, allorquando non costruiscono una realtà solida e densa di valori. Ma da un male può nascere del bene e così è stato: la sofferenza di mia figlia si è tramutata in opportunità. Grazie al Liceo Classico di Tolentino, si è sentita attesa, accolta e coinvolta, in un clima spontaneamente positivo e sorridente, nella consapevolezza reciproca che lo “stare bene insieme” non richiede l’assenza di ostacoli, ma la capacità di riconoscerli e la volontà di superarli. Questa è la scuola che va difesa, quella che parte dalle buone maniere, dalla solidarietà, dalle relazioni, che accetta le sfide che le vengono poste, per educare alle emozioni, ai sentimenti, per formare e crescere giovani solidi e liberi, fondata sulla convinzione che la mente non si apre se prima non si è aperto il cuore”.
