SERIE C – L’impiego del classe ’89 è diminuito drasticamente, mister Antonioli predilige un mediano di rottura a un regista puro: “Sono tranquillo, potrei giocare anche mezzala”
di Lorenzo Attorresi
Pronuncia poche parole, discorsi scarni un po’ come il suo minutaggio recente. Nelle ultime due partite Luca Ricciardi ha raccolto zero minuti in campo, penalizzato dal cambio di filosofia della Fermana. Mauro Antonioli ora predilige il muratore davanti la difesa, per i geometri magari ci sarà spazio più in là. Ricciardi, regista classe ’89, non fa una piega e lancia frasi brevi e concise. “Come vivo il momento? Tranquillamente, non sono uno che deve giocare per forza. Mi alleno bene e starà al mister fare le scelte. Io possibile mezzala? Se guardiamo le annate passate posso rispondere di sì, ma non devo decidere io quale zona di campo occupare”.
Dopo qualche chance sprecata con Antonioli (Cesena in casa e Carpi fuori, quando il tecnico gli aveva concesso la titolarità), l’appannato Riccia ha fatto posto al redivivo Mane. Forse il miglior Ricciardi si è visto a Piacenza, quarta partita, quando oltre alla battuta della punizione da cui scaturì il gol di Cognigni destò una buona impressione nelle letture tattiche. “Ma non è Ricciardi che conta, l’importante è che la squadra vada bene, preferisco parlare del collettivo, il resto sono chiacchiere da bar. La vittoria a Fano è valsa tanto per il morale, ma non abbiamo risolto tutti i nostri problemi, dobbiamo ancora lavorare e limitare gli errori”.
Protagonista di un’ultima stagione all’Olympia Agnonese in Serie D, ma con alle spalle un curriculum interessante, da Ricciardi ci si aspetta qualcosa in più proprio in virtù del suo passato. Con il Latina ha vissuto una scalata storica dalla Promozione alla B, a Pisa ha respirato l’aria dell’Arena Garibaldi in C. “E’ vero che ho giocato in piazze importanti, che ho vinto dei campionati, ma negli ultimi anni come è stato detto ho anche perso qualcosa (tre retrocessioni di fila con Racing Roma, Fondi e Agnonese). Scelte sbagliate? E’ chiaro che non si retrocede da soli, e io ho avuto sempre questo carattere di non mollare di fronte alle difficoltà. Anche quando le situazioni erano brutte e a dicembre c’erano le possibilità di cambiare, sono rimasto: ho questo brutto vizio di non lasciare le cose a metà. Penso che bisogna sempre lavorare e ripartire. Come è accaduto con la Fermana. Ora abbiamo ripreso il binario giusto e dobbiamo continuare così”.
