Mesi sempre concitati in questi periodi da quattro anni a questa parte tra silenzi, programmazione scadente, casting d’allenatori, isterismi da ripescaggio, cambi di società, preghiere varie. Ora l’ennesimo capitolo
Le Champions League del Real Madrid. Le finali perse dalla Fiorentina. Le salvezze all’ultimo respiro di Davide Nicola. Le estati strane della Fermana. Un classico dal 2020 in poi. Vacanze mai tranquille ma nemmeno divertenti, triste leit motiv da quattro anni a questa parte. Di certo, però, dal punto di vista giornalistico non ci si annoia, tra silenzi societari, continui tagli del budget, slogan disattesi (“Squadra seria che spende poco ma senza debiti”, che spettacolo ripensarci…), interminabili casting d’allenatori, programmazioni imbarazzanti, isterismi pre-ripescaggio, esoneri scellerati, cambi di società, e adesso altra, clamorosa, fase di stallo.
La storia inizia dal post Covid. Nell’estate 2020 ci sarebbe un Mauro Antonioli felice, carico e voglioso dopo le ottime premesse dell’inverno precedente e i playoff spazzati via solo dall’algoritmo dopo la sospensione dei campionati. Tempi lunghi, però, biblici. La conferma arrivò il 30 luglio, attesa amplificata dall’incertezza legata al Coronavirus, e la costruzione della rosa non entusiasmò. Primi scricchiolii ricordando i vari Grossi, Diop, Labriola, Bigica, Staiano, Gbrac, Intinacelli, Palmieri, Raffini. Il paradosso tecnico? Iotti schierato trequartista nelle prime partite. Neglia fu ripreso al gong del mercato dopo le prime due batoste, ma la stagione era già in salita, tra budget minore e scelte sbagliate in mezzo a cui, comunque, qualche timido bagliore di luce penetrò grazie a Boateng, Mordini, Rossoni. A dicembre arrivò l’esonero per un intristito Antonioli, sostituito in modo vibrante da Cornacchini. Rendimento rivoluzionato con Cognigni completamente trasformato e qualche puntello giusto a gennaio, vedi Graziano e D’Anna, tanto da salvarsi serenamente.
La discesa era però stata tracciata, tanto che nell’estate successiva, quella del 2021, la Fermana del presidente Umberto Simoni, del main sponsor Vecchiola, dell’amministratore unico Conti, del ds Andreatini, non riuscì a convincere nemmeno Jo Condor a restare. L’1 giugno Cornacchini chiese altri venti giorni per riflettere, un altro modo per dire addio. Iniziò per questo un casting lungo e dispendioso per individuare un allenatore. Peccato che la scelta ricadde sul profilo inadeguato di Maurizio Domizzi. Allenare la Fermana non è come giocare in Serie A. L’ex difensore dell’Udinese, che adesso fa il mister in Eccellenza, fu presentato il 21 giugno, il ds Andreatini se ne andò improvvisamente ai primi di luglio e una settimana dopo sbarcò a Fermo Matteo Scala, ex Carpi di Giuntoli ed ex Bari di De Laurentiis, che ora cura il mercato in uscita dei calciatori di proprietà Genoa. L’unica Scala che ci voleva era quella antincendio, perché le fiamme stavano per divampare. Sul mercato altri giocatori che non funzionarono – triennale a Moschin, poi Corinus, Blondett, Mbaye, Frediani, Bugaro, Don Bolsius (appena arrivato in Italia, ora si gioca la B da comprimario con il Benevento), Marchi, Rovaglia -. Come terminò? Con le dimissioni di Domizzi – 1 punto in quattro partite -, con le presunzioni di Riolfo – capace di rovinare una media salvezza cozzando con tutto l’ambiente -, con i playout di ritorno mal gestiti da Baldassarri -: retrocessione dolorosa.
L’estate del 2022 fu ansiolitica ma con quella speranza che scaldava il cuore, perchè se sabato 14 maggio fu caduta in D, già domenica 15 si capì che la Fermana aveva le carte in regola per farsi ripescare. Giugno e luglio servirono per monitorare le disgrazie degli altri e quando in anteprima YouTvrs mise in evidenza presunte criticità del Campobasso ricevemmo dal Molise vari tipi di insulti. Poi, però, ai primi di luglio la Covisoc bocciò realmente i lupi, oltre al Teramo. C’erano due posti per la C, il primo sarebbe spettato alla Fermana. Quando però incominciò la tempesta dei “grazie” e dei “complimenti” rivolti a colui che stava salvando coi soldoni la Fermana, furono i giorni delle crisi isteriche, dei riflettori che dovevano immediatamente spegnersi, chissà per quale motivo…. I Simoni a tre giorni dalla scadenza per depositare la domanda di ripescaggio non avevano alcuna certezza. “Manca una fideiussione”, si diceva. L’assessore Alberto Maria Scarfini distrutto confidava agli amici più cari che avrebbe dovuto dimettersi, e invece… Invece il mecenate aveva già tutti i documenti in mano. Senza Conti, ma con un Andreatini nel frattempo tornato, con un Tubaldi direttore generale e con un Protti arrivato con un anno di ritardo, la Fermana si ripresentò in Lega Pro con una campagna acquisti inaspettata (Giandonato, Misuraca, Fischnaller su tutti) e con un annuncio: l’advisor Leonardo Limatola era stato incaricato di trovare una strada per il futuro… Si attendono ancora novità. E il torneo? Iniziò zoppicando, fu condotto in modo strepitoso nella fase centrale, e si chiuse gestendo.
Arriviamo così al maggio 2023. Mister Protti si aspettava tutt’altro calore nei suoi confronti nonostante il contratto si fosse rinnovato automaticamente con la salvezza, la società doveva risolvere beghe al suo interno e l’estate se ne andò tra ripicche, tentativi di sbarazzarsi dell’allenatore, speranze di rinforzare la società. Andreatini provò a sondare una pista raccontandolo in una assemblea dei tifosi: dopo cinque minuti i Simoni sapevano già tutto… Tubaldi, intanto, prese sempre più piede scegliendo nuovo tecnico e nuovo ds, pur se l’amico Gianfilippo stava facendo una fatica immane a contare i soldi che sarebbero serviti per pagare quattro persone al posto di due. La parte societaria di Vinicio Scheggia, che anche per tutto questo non avrebbe mai esonerato Protti e Andreatini, fu liquidata a fine agosto, quando un altro advisor, stavolta Massimiliano Tintinelli, diventò consigliere indipendente del nuovo Cda. Quello con cui la Fermana è crollata in Serie D, senza acquirenti, senza appeal, e senza strategie, vivendo alla giornata. Come negli ultimi quattro (solo???) anni a questa parte.
E nel 2024? Forse l’estate peggiore di tutte, dopo la seconda retrocessione in tre anni che è addirittura quasi passata sotto traccia. Zero rumori, poche reazioni da parte di chi avrebbe dovuto spiegare tutto ciò. E adesso tutti col fiato sospeso per la buona riuscita di questo concordato con l’Agenzia delle Entrate. Abbattere il debito vorrebbe dire ripartire dalla D, chissà con quale programmazione. No, nemmeno questa è una estate normale.
