Colmurano ricorda Suor Ernestina

Una lettera da un anonimo che ha raccolto le esperienze e i ricordi di chi l’ha conosciuta

Ad una settimana dalla scomparsa di Suor Ernestina, un anonimo di Colmurano ci ha inviato questa lettera per ricordarla attraverso le parole di chi l’ha conosciuta davvero.

La vita di suor Ernestina non si è spenta domenica 6 gennaio, con i suoi novantaquattro anni non ci ha lasciati; non è morta, anche se continuo a leggere queste frasi sugli articoli a lei dedicati. Ricordo, ancora con commozione, le parole che un mio amico mi sussurrò all’orecchio sulla piazza principale di Colmurano, proprio mentre il feretro di un nostro conoscente usciva dalla chiesa di San Donato: “Non dobbiamo angustiarci più del dovuto perché nessuno mai potrà morire, finché resterà nel cuore di chi vive”. Parole forse banali, ma certamente non prive di un profondo significato; e a distanza di tempo credo, che suor Ernestina, le realizzi in modo a dir poco straordinario.

Prima di scrivere queste forse insufficienti parole, è stato del tutto naturale voler parlare con chi l’aveva conosciuta, con chi le era stato vicino, con chi aveva condiviso anche solo un piccolo scampolo della sua storia e così ho capito che suor Ernestina era proprio una di quelle anime destinate a non morire mai. Una di quelle anime, che senza fare troppo rumore, senza che la mano sinistra sapesse ciò che continuava a fare la mano destra, senza notizie in prima pagina o sui telegiornali, e molto, molto lontana dai riflettori e dalle cineprese ha continuato ad amare profondamente il suo prossimo, non solo con i suoi pensieri e le sue parole, ma soprattutto con le sue azioni.

Ciascuno di noi vorrebbe che la propria esistenza sulla terra durasse il maggior tempo possibile, soprattutto in salute, tra gioie, soddisfazioni, agi, piaceri, spesso mettendo in secondo piano la dura verità, che la vita è fatta anche di sofferenza, di problemi… di errori… che la maggior parte delle volte non riusciamo ad affrontare da soli. Molti, tra noi, trovano l’unica risposta a questi problemi abbandonandosi alla morte fisica, altri, a quella mentale, quella che li rende incapaci di agire, di re-agire, di lottare, E tutto questo li conduce, purtroppo, solamente alla più oscura tra le solitudini; anche perché, si ride quasi sempre in compagnia, ma la sofferenza vera, quella profonda e lacerante si vive quasi esclusivamente in solitudine, a meno che non si riceva il grande dono d’incontrare un’anima come quella di suor Ernestina.

Suor Ernestina non era solo una donna che aveva pronunciato i voti di povertà, obbedienza e castità, e che conduceva una “vita ritirata” in una congregazione religiosa, ma un’anima che si dedicava con tutta se stessa a opere di apostolato attivo, come l’assistenza agli anziani e agli ammalati; l’istruzione e l’educazione cristiana dei giovani; la visita alle Famiglie, anche a quelle che la costringevano a camminare a lungo per impervi e assolati viottoli di campagna. Dalle testimonianze emerge soprattutto una suora che sapeva diventare con estrema facilità una specie di seconda madre, tale era la tenerezza che dimostrava ai bambini che frequentavano l’asilo nido di Colmurano, dove lei operava insieme con altre consorelle. Ci sono donne, ora sposate e con figli, che la ricordano con estremo affetto e sottolineano di aver imparato, molto di quello che ora sanno, proprio da lei: non solo a ricamare, cucire, tessere, ma persino a suonare la pianola. Figli, che la ricordano per il suo aiuto dato ai loro genitori in momenti dove gravi malattie li avevano colpiti e drammaticamente accompagnati fino al loro ultimo respiro.

Suor Ernestina era lì, sempre presente, proprio quando c’era bisogno di lei e senza risparmiarsi. Diverse generazioni sono state accolte dal suo sorriso, e anche se non più giovane, ricordava con estrema precisione ciascuno dei bambini che aveva seguito. Li chiamava “I miei bambini” e diceva…: “ogni sera, prima di addormentarmi, non manco mai di recitare una preghiera per i miei bambini di Colmurano, che porto sempre nel cuore”.
Senza curarsi minimamente del pensiero che tra quei bambini, forse, in quel preciso momento, se ne sarebbe potuto trovare qualcuno diventato addirittura bisnonno. Beata purezza d’animo!

Sicuramente nel mondo ci sono state, ci sono, e ci saranno, Anime Buone come quella di suor Ernestina, e probabilmente pochissime di loro sono o saranno denominate “Sante”, spero quindi che queste poche parole ci aiutino a riflettere non solo sul dono prezioso che abbiamo ricevuto “incontrandone” almeno una, magari anche solo grazie a un semplice articolo di giornale; ma soprattutto sulla possibilità di farla vivere per sempre nel nostro cuore, nei nostri ricordi e nelle nostre azioni quotidiane”.

Alessandro Molinari
Author: Alessandro Molinari

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