Cognigni-Del Conero da brivido, lacrime diverse 9 anni dopo: Macerata ha il suo nuovo protettore

ECCELLENZA – Il capitano biancorosso va in D nello stadio in cui stava per frantumarsi la sua carriera. Stavolta piange di gioia e in piazza girano i suoi santini

Luca Cognigni ha vinto. La sua Maceratese ha vinto. Il capitano ha festeggiato piangendo ed ha fatto emozionare, correggendo dopo tanti anni il suo rapporto con lo stadio Del Conero di Ancona. Un brivido scorre dietro la schiena e gli occhi diventano lucidi, proprio come i suoi. A Passo Varano, il 31 luglio del 2016, il 25enne “Cogno” stava per appenderci gli scarpini. Carriera a rischio e sogni in standby, per lui che si apprestava a vivere coi dorici la stagione della definitiva svolta in Lega Pro. L’anno precedente aveva sfiorato la doppia cifra con Cornacchini, e con Brini ripartì ancor più forte. Alla prima di Coppa Italia, al cospetto del Sudtirol, la sua tripletta finì però per innervosire un altoatesino: contrasto troppo energico sul finire della gara, il ginocchio di Cognigni saltò. Per la seconda volta in carriera. La prima, qualche anno prima, in un torneo estivo tra paesi. Fu una leggerezza di gioventù, per lui che aveva già esordito in B con la maglia dell’Ascoli.

Se il primo ko ti può temprare, il secondo rischia di farti crollare. Soprattutto se poi ti sbagliano l’intervento. “Dovrai smettere”, dicevano a Cognigni. C’è da immaginarlo, Luca pianse anche lì. Poi quelle lacrime se le asciugò per ricominciare tutto daccapo. Una serie infinita di operazioni, un anno e mezzo lontano dal campo. E il ritorno. Si fece un regalo di Natale nel 2017, quando firmò per la Fermana neopromossa in C. L’apoteosi per il ragazzo di Rione Murato che al Recchioni ci andava in curva con gli amici di sempre, gli stessi presenti pure al Del Conero ieri pomeriggio. Coi canarini gol pesantissimi ma anche le solite sfortune. Un gomito frantumato all’inizio del 2018-19, una caviglia spezzata nel suo magic moment nel marzo 2021, proprio quando con il mentore Cornacchini aveva rimesso le ali. Eppure ogni volta “Cogno” si strofinava gli occhi e ripartiva cercando il suo lieto fine.

Uno come Cognigni, attaccamento morboso per lo sport e per il calcio, può superare tutto. E può avere la pazienza di aspettare. Ieri, così. una parte della storia si è chiusa nel modo più giusto. Ancona gli ha restituito qualcosa. Al Del Conero, il capitano della Maceratese si è regalato una gioia immensa, a 34 anni, dopo averla sfiorata dodici mesi fa con il Giulianova: duecentomila gol ma Serie D svanita in finale playoff. Stavolta avrà segnato un po’ meno ma ha trionfato. Lo spareggione con il K-Sport Montecchio Gallo, dopo una stagione da ricovero in psichiatria, è stato per lui scorbutico. Non molti palloni giocabili, qualcuno anche perso. Una steccata di qua, una sponda di là. Sin quando l’1-1 al 120′ ha determinato i calci di rigore. Cognigni sul dischetto si è presentato facendo valere tutta la sua personalità: non avrebbe mai sbagliato.

Gagliardini, Lucero e i suoi compagni hanno terminato l’opera d’arte. E “Cogno” ha pianto, magari ripensando a quando a fine dicembre il campionato sembrava già vinto e quando invece a 90′ dalla fine sembrava tristemente perso. Ha pianto, soprattutto, ripensando a suo padre, scomparso di recente in modo improvviso. Ha pianto pure di fronte ai “ragazzi”, gli amici di sempre che ci sono sempre stati, quelli che erano a Montecchio nel giorno dello scontro diretto perso, e che ieri si sono ripresentati in curva solo per lui. In quel Del Conero maledetto. In uno stadio diventato tutt’un tratto dolcissimo. La Serie D è stata festeggiata poi in piazza a Macerata, dove il “santino” di Cognigni è iniziato a circolare velocemente. La città, adesso, ha il suo nuovo protettore.





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