Il Sindaco Ciarapica ha fatto appello ai ragazzi: “siate portatori di pace e perché l’intelligenza degli uomini sia impiegata solo in una direzione, per il bene, per il progresso, per l’emancipazione dei diritti umani e mai più per la distruzione”
Civitanova Marche ha celebrato il “Giorno del Ricordo” in memoria delle Vittime delle foibe, dell’Esodo Istriano, Fiumano, Giuliano e Dalmata e delle vicende del confine orientale avvenute nel secondo dopoguerra. Una giornata dedicata all’informazione e alla riflessione su una delle tragedie del secolo scorso che per molti anni non venne raccontata nei libri di storia.
Le celebrazioni hanno preso avvio alle ore 8.30 con la deposizione da parte del Presidente del Consiglio, Fausto Troiani e del Sindaco, Fabrizio Ciarapica di due corone d’alloro presso i giardini dedicati a Norma Cossetto sul Lungomare Sud, e presso il monumento dedicato ai “Martiri delle Foibe”, in piazza Abba. Ad accompagnare il Sindaco Ciarapica e il Presidente Troiani, l’Assessore ai Servizi Socio Educativi, Barbara Capponi, il Vice sindaco Claudio Morresi e alcuni consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, le massime autorità militari locali, fra cui il Commissario Capo di Polizia di Civitanova, Fabio Mazza, il Comandante del Norm, Cristian Mucci, il Comandante della Guardia di Finanza, Tiziano Padua, Bartolomeo Filannino, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Civitanova, il Luogotenente della Capitaneria di Porto, Tonino Marconi, il capo della Protezione Civile, Aurelio Del Medico e alcuni rappresentanti dell’ANMI, l’Associazione Nazionale dei Marinai d’Italia.
La Giornata commemorativa è proseguita poi, alle 9.30, nel Consiglio Comunale aperto organizzato all’Auditorium dei Licei Da Vinci alla presenza di circa trecento studenti e con la testimonianza del civitanovese Lucio Sotte, figlio di esuli istriani.

Ad aprire e condurre i lavori è stato il Presidente Troiani che dopo i saluti di rito ha dichiarato:
‘Il massacro delle Foibe è senza dubbio una pagina buia della storia nazionale e internazionale per troppo tempo dimenticata. L’istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004 con una legge, ha permesso finalmente alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, di conquistare la dignità della memoria ed arrivare semplicemente a rendere giusto onore al sacrificio umano’. ‘La storia – ha proseguito Troiani – è testimonianza di ciò che è stato. E come tale non va taciuta, ma ricostruita, documentata, studiata e tramandata e deve indurci a lavorare costantemente sulle nuove generazioni, educandole al rispetto dell’altro, al confronto e al riconoscimento per costruire, giorno dopo giorno, una comunità consapevole di ciò che è stato. Solo dalla piena coscienza e conoscenza di ciò che è avvenuto, possiamo maturare la giusta determinazione a fare in modo che simili avvenimenti non accadano più in futuro’.
‘E’ questa è una nostra responsabilità – ha concluso il Presidente del Consiglio – come lo è stata anche per le generazioni che ci hanno preceduto. Il passato non si cancella, ma è doveroso assicurare un futuro di pace e condivisione tra i popoli’.
A prendere la parola dopo Troiani è stato il Sindaco Ciarapica che ha ricostruito la storia di quegli anni terribili dal ’43 al 45’ che avvennero sul versante del nord est d’Italia, snocciolando numeri di vittime infoibate e esuli costretti a scappare e a trovare rifugio in Italia e nel mondo. ‘Zone di confine e di conquista che divennero causa di un conflitto tragico compiuto dal dittatore comunista Tito. Una storia che ci è stata raccontata in modo tardivo per la sua complessità, ma che noi istituzioni abbiamo il dovere di ricordare’.
‘Oggi – ha proseguito Ciarapica – è l’occasione per rendere omaggio a tutte quelle vittime e a tutti gli esuli che furono coinvolti in quella guerra terribile e silenziosa che ebbe origine da territori contesi, ma anche un momento di pacificazione, abbandonando finalmente risentimenti e divisioni che devono coinvolgere tutti a prescindere dalle ideologie politiche. Così come dobbiamo essere fermi nella condanna nei confronti di ogni dittatura, sia essa di destra o di sinistra’. Poi il Sindaco si è agganciato all’attualità: ‘davamo per scontato che le guerre fossero ormai solo un lontano ricordo, pagine di storia da studiare che dovessero rimanere lì e che dal passato, da quelle pagine, avremmo tratto gli insegnamenti per non compiere più certi errori. Così purtroppo non è. Le immagini drammatiche che ci propongono ormai da un anno i nostri mezzi d’informazione e che provengono dai confini della nostra Europa possano aiutarci a comprendere che le guerre sono un male assoluto che ci consegnano morte, distruzione e dolore’.
Infine, Ciarapica si è rivolto direttamente agli studenti presenti: ‘è’ attraverso la cultura, la conoscenza e il rispetto che potremo costruire, tutti insieme, un futuro migliore’. ‘A voi ragazze e ragazzi che rappresentate il nostro futuro, faccio un appello affinché siate portatori di pace e perché l’intelligenza degli uomini sia impiegata solo in una direzione: per il bene, per il progresso, per l’emancipazione dei diritti e mai più per la distruzione’.
Il terzo intervento istituzionale è stato quello dell’Assessore Barbara Capponi che ha lavorato a stretto braccio con gli istituti cittadini ed in particolare con l’Istituto Grafico e Comunicazione. Infatti, il manifesto del ‘Giorno del Ricordo’, è stato realizzato dallo studente del Bonifazi, Leonardo Squadroni. ‘Chiacchierando con i vostri colleghi dell’istituto grafico pubblicitario che realizzano i manifesti è emersa una questione che stamattina giro a voi: c’è un eccidio più meritevole di altri di essere ricordato? Ci sono dei morti che sono più importanti di altri?’
‘Nessuno mi risponde, sapete già la risposta. Però, volevo sollevare due questioni con voi: la prima che io vi ho messo in grande difficoltà, perché vi ho fatto una domanda sbagliata ma nessuno lo ha detto, perché è difficile dire all’assessore che la domanda che fa è sbagliata. Lo capisco però sarà questo quello che farà la differenza, quella di avere un pensiero critico nelle situazioni e dovrete avere il coraggio di dire ‘no’ a quello che influencer importanti vi proporranno’. ‘Rischieremo sempre – ha proseguito Capponi – finché non c’è lo spirito critico’. ‘L’altra è che ci sarà sempre un motivo perché qualcuno possa essere ritenuto più meritevole o meno meritevole, finché non entriamo tutti nell’ottica che la vita di ciascuno sia preziosa’. ‘Il mio augurio – ha concluso Capponi – è che oggi sia questo il vostro ricordo, perché voi possiate costruire per voi e per altri ricordi tutti meritevoli, perché tutti meritano ricordi belli’.

La testimonianza del dottor Lucio Sotte, figlio di esuli istriani, è stata particolarmente chiarificatrice per la ricostruzione di ciò che avvenne in quella guerra. Dopo aver raccontato le vicende della sua famiglia che riuscì a scappare, ha fatto una ricostruzione storica di ciò che avvenne soprattutto dopo il 1945.
‘I problemi iniziarono dopo il 1945, quando il regime di Tito iniziò la sua vendetta – ha detto Sotte – fu un genocidio? Probabilmente sì. Fu pulizia etnica? Sicuramente sì. Il clima di violenza aveva l’obiettivo di far sì che gli italiani, che erano tantissimi, se ne andassero e che quelle terre diventassero in tutto e per tutto jugoslave. A venire uccisi furono in primis i rappresentanti del Partito Fascista, poi quelli delle forze dell’ordine; quindi, italiani che avevano la sola colpa di essere tali e alla fine anche oppositori vari, qualsiasi persona venisse considerata genericamente un nemico. Gli italiani erano visti come tutti fascisti e padroni, per cui andavano eliminati. A Pola su 31 mila abitanti, in 28.500 se ne andarono. Mia madre – ha proseguito il dottor Sotte – era nelle liste di coloro che dovevano finire nelle foibe. Non ci finì solo perché aveva un amico partigiano che ogni volta metteva il suo nome in fondo alla lista, rinviando continuamente la sua esecuzione. Non ce la fece invece l’allora fidanzato di sua sorella: era slavo, ma era benestante e non si era iscritto ai partigiani per cui era malvisto e fu ucciso anche lui. Mio padre e mia madre furono tra gli ultimi a lasciare Pola: lo fecero solo 15 giorni dopo la nascita di mio fratello maggiore, il 5 settembre 1947, 10 giorni prima dell’entrata in vigore degli accordi con i quali la città diventava ufficialmente jugoslava. La stragrande maggioranza dei profughi finirono nei campi profughi, realtà di miseria e povertà, ma i miei da questo punto di vista furono fortunati: essendo insegnanti trovarono lavoro prima in Piemonte e poi, dal 1950, a Civitanova. Qui sono nato io nel 1951 e ricordo ancora quando, nel 1956, una volta calmatesi le acque, tornammo in Istria. Ci tornammo perché la mia famiglia era divisa a metà: i fratelli di mio padre erano tutti venuti in Italia, ma i parenti di mia madre erano rimasti là’.
‘Ricordo – ha concluso Sotte – distintamente la situazione: si parlava sottovoce perché c’era una dittatura e non si voleva correre rischi di essere ascoltati e poi ricordo i cimiteri, dove al posto delle croci c’erano tante stelle rosse. Il Partito comunista imponeva a tutti i dipendenti statali di avere la stella rossa al posto della croce sulla bara, ma all’epoca era praticamente impossibile non essere dipendenti statali’.
Al termine degli interventi, gli studenti hanno presentato i loro lavori realizzati attraverso video, letture e musica. Gli istituti che hanno partecipato con elaborati, sono stati: la Scuola Media Mestica di Via Tacito, l’Istituto Bonifazi, Sezione grafica e Comunicazione, il Liceo Classico Da Vinci, l’IPSIA F. Corridoni e il Liceo di Scienze Umane, Stella Maris. All’ingresso dell’Auditorium sono stati esposti i lavori grafici degli studenti.
