Proiettato il film “I diari di mio padre”
di Caterina Palmucci
Il 10 aprile, la Scuola di Studi Superiori “Giacomo Leopardi” dell’Università di Macerata ha ospitato il regista bosniaco Ado Hasanović in un doppio appuntamento dedicato alla memoria storica del conflitto in Bosnia-Erzegovina, raccontata attraverso il linguaggio pregante del cinema.
L’iniziativa si è aperta alle ore 18:00 presso la Biblioteca Statale di Macerata, dove Hasanović ha condiviso con il pubblico la sua esperienza diretta e la genesi del docufilm “My Father’s Diaries / I diari di mio padre”. La serata è poi proseguita con la proiezione del film presso il Cinema Italia, seguita da un confronto con il regista.
Il documentario racconta il genocidio di Srebrenica del 1995 intrecciando la memoria familiare a quella collettiva. Attraverso le riprese amatoriali del padre – sopravvissuto alla guerra e alla Marcia della Morte – e le pagine dei suoi diari, Hasanović costruisce un racconto intimo, doloroso e al tempo stesso necessario, che restituisce dignità e voce a una tragedia europea spesso sottovalutata.
“È stato un lavoro difficile – ha raccontato il regista – perché mio padre non voleva essere ripreso. Ma attraverso di lui ho potuto raccontare anche la Bosnia intera. Nonostante la tragedia, nel film ho inserito elementi ironici e comici: la risata è legittima, fa parte della vita vera che vi viene rappresentata. Per mio padre è stata una chiave per affrontare l’atrocità della situazione”.
La proiezione è stata fortemente voluta dalla prof.ssa Carla Danani, direttrice della Scuola di Studi “Giacomo Leopardi”, e si inserisce in un più ampio progetto di collaborazione con alcune università della Bosnia-Erzegovina, che ha visto negli ultimi anni anche la realizzazione di viaggi studio estivi guidati dalla dottoressa Roberta Biagiarelli, che ha evidenziato come “il cinema sia uno strumento che costruisce ponti”, capace di dare voce a chi ha vissuto l’orrore e di trasformare la memoria individuale in consapevolezza collettiva.
Costretto a vivere da rifugiato per dieci anni, Hasanović ha trovato nel cinema non solo una passione, ma una forma di resistenza e sopravvivenza. I diari di mio padre è il risultato di questo percorso: un’opera dove la memoria familiare si unisce a quella collettiva di un paese, offrendo allo spettatore uno sguardo intimo, profondo ma per questo toccante e necessario.
