Cervelli: “Fiero del Camerino. Il mio futuro? Ho fame di campo”

L’intervista al tecnico Camerte

Con il campionato ormai alle battute finali, abbiamo parlato con mister Christian Cervelli, ex allenatore del Camerino e protagonista in diverse squadre tra Prima Categoria e Promozione, per raccogliere le sue impressioni sulla stagione che volge al termine.

“Per quanto riguarda la Prima Categoria Girone C ha vinto il Camerino, che a mio parere era la squadra più attrezzata. Avendola anche allenata lo scorso anno so il tipo di progetto che c’è dietro e quindi questo è il giusto coronamento dell’impegno da parte di tutta la società, soprattutto del Presidente Falzetti. Il sogno è quello di portare il Camerino in alto e da Camerte sono contento che la squadra abbia vinto il campionato e sia salita in Promozione. Per quanto riguarda la situazione dei playoff, Borgo Mogliano e Castelraimondo  sono quelli sicuri di disputarli. Poi si contendono un posto Potenza Picena, San Claudio e Belforte, tenendo però d’occhio la regola della distanza di 10 punti. Per il resto è stato un campionato secondo me equilibratissimo, ho visto tantissime partite perché bisogna comunque sempre restare sul pezzo. Quest’anno, nonostante alcune opportunità, non sono riuscito ad allenare: alla fine non si è concretizzato nulla. Ci sono stati diversi colloqui ma non sono andati a buon fine. Ho comunque continuato a seguire molte partite di Prima Categoria e Promozione per tenermi aggiornato, così da essere pronto in vista della prossima opportunità. Credo che un allenatore giovane deve restare sempre aggiornato e pronto a cogliere ogni sfida. Tornando alla Prima Categoria Girone C è sempre un campionato difficilissimo, io l’ho fatto per tantissimi anni sia da giocatore che da allenatore. Ho fatto tre anni all’Urbis Salvia, poi una parentesi a Cska e l’anno scorso sono subentrato a Camerino. Per quanto riguarda invece la parte bassa della classifica mi dispiace, appunto, per l’Urbis Salvia e per quello che è successo. La penalizzazione e le squalifiche di alcuni giocatori hanno purtroppo spinto la società in Seconda Categoria, nonostante, a mio parere, disponesse di una squadra ben attrezzata per ottenere buoni risultati. Ho iniziato a muovere i primi passi da allenatore in Prima Categoria proprio all’Urbis Salvia e sono rimasto legato a diverse persone lì, per questo motivo mi dispiace ancora di più per la situazione attuale. Per quanto riguarda la lotta retrocessione, Real Elpidiense, Casette D’Ete e Montecosaro dovranno sbagliare il meno possibile per non aumentare il divario dei punti che ad oggi ancora permette a tutte di poter disputare i play out. Sarà una bella lotta anche nella zona calda della classifica”.

Qual è la principale differenza tra Promozione e Prima Categoria?La differenza è il ritmo, sicuramente più alto in Promozione rispetto alla Prima Categoria. La differenza, poi, la fanno poi in fuoriquota, perché ne devono giocare due, quindi averne alcuni validi può risultare decisivo. In Promozione ci sono diverse squadre organizzate. Se guardiamo al Girone B di quest’anno, il Trodica ha conquistato meritatamente il titolo grazie a una rosa di altissimo livello. Ci sono, poi, squadre che si sono trovate all’inizio del campionato con un mercato importante ma hanno hanno fatto comunque fatica, come la  Sangiorgese, l’Aurora Treia, che poi alla fine  è venuta fuori e ora sta agguantando i playoff con una rimonta incredibile nel girone di ritorno. Ha pagato forse il fatto di essere stata nel girone di andata un continuo cantiere aperto e quando si cambiano molti giocatori serve tempo per trovare la giusta amalgama. Alla fine il vero valore è emerso: ha trovato continuità nei risultati e ora è in piena corsa per i play-off. Credo riuscirà a centrare l’obiettivo ed è, a mio avviso, la squadra più accreditata per il salto di categoria”.

Personalmente, come mister che tipo di calcio le piace portare in campo?Principalmente dipende dalle dimensioni e dalla qualità del terreno di gioco. Sono un allenatore a cui piace giocare palla a terra, non in maniera esasperata, però bisogna avere prima di tutto l’impianto e il terreno di gioco che ti permettono di farlo. In secondo luogo, è necessario avere i giocatori con le qualità giuste. Quindi, non mi definisco un allenatore che ha moduli ben precisi, al contrario cerco di adattarli in base alle caratteristiche dei giocatori che ho, cercando di aiutarli ad esprimere al meglio il tipo di caratteristiche che hanno. Mi piace comunque aggiornarmi, sperimentare le situazioni in gioco, però, ripeto, bisogna capire la qualità della rossa che hai. Per impostare l’azione partendo da dietro servono qualità, ma soprattutto sono fondamentali le dimensioni e le condizioni del terreno: se non hai questi elementi, a mio parere, rischi solo di farti male”.

In vista del futuro, ha qualche idea? “É presto ancora, arriverà nelle prossime settimane il periodo caldo. Io ho tanta voglia di rimettermi in gioco. Sono stato un anno fermo ed essendo un allenatore giovane ho bisogno di vivere il campo per poter mettere in pratica le mie idee, per poter sbagliare, per poter crescere. Spero che l’anno prossimo ci sarà una chiamata con un progetto valido che mi dia fiducia e che io possa ripagarla perché ho tanta voglia e fame di rimettermi in gioco come ho sempre fatto e com’è nella mia indole”.

Angelica Mancini
Author: Angelica Mancini

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