CALCIO – Tutto apparecchiato per portare l’imprenditore veneto nel capoluogo. Ma l’orgoglio potrebbe rovinare tutto. Da un lato Carancini non vuole chiamare e dall’altro il presidente del Matelica non vuole fare il primo passo ufficiale. Così potrebbe saltare tutto, i tempi stringono
di Andrea Busiello
Potrebbe essere una telefonata, fatta o non fatta, a permettere la fumata bianca o quella nera all’operazione Canil a Macerata. Andiamo con ordine. Sono mesi che l’imprenditore veneto sta lavorando al progetto Maceratese ma prima della fine del campionato (e conseguenti play off) non si è potuto dare l’accelerata all’operazione per ovvi motivi. Adesso il terreno è pronto. Tutto apparecchiato. Da un lato Canil vorrebbe essere “coccolato” e chiamato dal primo cittadino di Macerata Romano Carancini per entrare in pompa magna in città e risultare il salvatore della patria e dall’altra il primo cittadino maceratese che non vuole fare il primo passo (leggi l’articolo). Di mezzo c’è anche, come spesso accade, la politica. Protagonista in questa vicenda anche una persona molto stimata a Macerata che sta facendo il possibile per far si che l’operazione vada in porto. E sembrerebbe esser riuscito a fare una grande cosa mettendo insieme diverse “teste importanti”. Carancini non ha nessun veto contro Canil ma non vuole fare il primo passo in via ufficiale per una questione strettamente istituzionale (ci può stare). Dall’altra parte l’imprenditore veneto idem, vorrebbe che il primo passo fosse fatto da qualcun altro. Nel frattempo le ore passano, i giorni passano e per programmare l’operazione si stringono i tempi. Ci sono altre due componenti che potrebbero favorire che l’operazione vada in porto. Da una parte il Comune di Matelica che non si strapperebbe i capelli in caso d’addio di Canil: uno perché l’imprenditore veneto ha perso le recenti elezioni e attualmente non ha un rapporto d’amore con l’attuale amministrazione. Per una piccola cittadina come Matelica fare la D ad altissimi livelli è impegnativo e per ovvi motivi mai potrebbe dare a Canil quello che invece Macerata vorrebbe dargli con tutto il cuore. C’è tutta una città pronta ad accogliere l’imprenditore veneto per un progetto ambizioso, come sempre quando c’è di mezzo Mauro Canil. Altro puntello a favore dell’operazione è che l’Helvia Recina, l’altra società maceratese, non ha nessuna intenzione di mettere i bastoni tra le ruote alla riuscita dell’operazione. Gli arancioni si giocheranno il salto in Eccellenza nei play off (domenica la semifinale a Potenza Picena) ma non hanno nessuna remora nell’accogliere Canil e le sue ambizioni: unica cosa che chiederebbe patron Crocioni sarebbe quella di collaborare e non pistarsi troppo i piedi (assolutamente legittima). Ma anche qui sembrerebbe agevole visto che nel primo anno sembrerebbe quasi impossibile poter mettere in piedi un settore giovanile Maceratese. Allora a quel punto la dinamica perfetta potrebbe essere che i 300 ragazzini del settore giovanile del Matelica restano dove stanno, magari sotto il nome del Fabiani neo promosso in Prima categoria. La nuova Maceratese di Mauro Canil si occupi della prima squadra (con obiettivi immediatamente buoni) e Juniores. E tutto il discorso settore giovanile sarebbe demandato all’Helvia Recina e alle altre forze cittadine che operano da anni con proficui risultati sul territorio (Cluentina, Rione Pace, Robur). Lo scenario è questo: tutti vogliono che l’operazione Canil a Macerata vada in porto ma l’orgoglio potrebbe farla saltare. L’orgoglio di non fare una chiamata e vedersi, per chiudere una trattativa già apparecchiata e pronta. Dove tutti ne avrebbero dei vantaggi. Però in questa circostanza la politica dovrebbe farsi da parte e mettere in primo piano la volontà della città: che è senza dubbio quella di tornare all’Helvia Recina e tifare i colori biancorossi, e farlo con Canil presidente potrebbe significare “tanta roba”.
