IL TRIONFO – Il numero uno portato in trionfo dal suo popolo insieme alla moglie Sabrina. La conquista della Coppa Italia ripaga la società di tanti sacrifici, la cronistoria di una giornata memorabile
di Andrea Busiello
Il ritrovo è fissato per le 8.30 al Campo sportivo di Matelica. Sono le 8.10 e tutti sono dentro al pullman. Si respira nell’aria il grande evento. Oltre 200 supporter di fede matelicese pronti a viaggiare verso Latina, dove alle 16 si giocava la sfida secca contro il Messina che metteva in palio la Coppa Italia di serie D. Per Matelica, inutile nasconderlo, una sfida più unica che rara. Mauro Canil è il capofila del suo popolo, è il presidente operaio che tutti vorrebbero, colui che rende la società biancorossa una famiglia allargata.
E probabilmente anche grazie alla moglie Sabrina, parte attivissima della comunità. La polizia che scorta i tifosi non vuole che si faccia pranzo davanti allo stadio ma intercede il presidente che chiede figurativamente in ginocchio di permettere al suo popolo di vivere tutti insieme il pranzo pre gara. Risposta affermativa, la truppa si ritrova dietro alla curva. Il numero uno dei tifosi, l’uomo dal cuore d’oro Kaled, organizza tutto. Tavolini, porchetta, salame, formaggio. Insomma, tutti gli ingredienti pronti per il pasto. Poi arriva il patron con la moglie, che si mette ad affettare la porchetta e rendersi più operaio degli operai. Anche la moglie Sabrina al bancone a servire i panini. La tensione sale, sono le 16. Inizia la finale di Coppa Italia contro il blasonato Messina, seguito a Latina da oltre 500 supporter. Minuto sette del primo tempo, Visconti sguscia sulla fascia e mette al centro un pallone importante, Dorato stacca di testa e gonfia la rete. Il Matelica si porta in vantaggio. La partita si gioca a viso aperto, con emozioni su ambo i fronti. Nella ripresa mister Tiozzo cambia tutti gli attaccanti, la sfida si fa sempre più maschia con i siciliani che vorrebbero a tutti i costi trovare la via del pareggio. Cinque i minuti di recupero che per i matelicesi non passano mai. Arriva il triplice fischio, tripudio biancorosso: il Matelica vince la Coppa Italia di serie D, un trofeo ambitissimo e arrivato al culmine di un percorso meraviglioso. La festa è tutta in campo.
Mauro Canil e la moglie Sabrina Orlandi si abbracciano, piangono e non riescono a trattenere la loro gioia. E’ un momento bellissimo, forse il più bello della storia del Matelica. I due vertici societari pensano e ripensano ai sacrifici fatti, da quelli economici a quelli morali senza tralasciare il tempo negato alla famiglia. Ma in un secondo è tutto ripagato. Nel momento in cui il numero uno capisce di aver vinto la Coppa ha anche capito che tutto quello messo in campo fino ad oggi è costato caro ma ne è valsa la pena viverlo. C’è un intero popolo che lo osanna e lo incorona a imperatore di Matelica. Gli altri grandi protagonisti sono il tecnico Tiozzo, il ds Micciola, il dg Roberta Nocelli, il preparatore Alberto Virgili e tutti i giocatori di una rosa costruita con intelligenza. Senza tralasciare i collaboratori e i tifosi. Una squadra vera, dentro e fuori dal campo: è questo quello che ha fatto la differenza. L’umiltà del patron operaio è un qualcosa che non si vede in tutte le società. Nel viaggio di ritorno verso Matelica l’euforia era tanta ma probabilmente nessuno ha ancora materializzato cosa è successo. Di sicuro questa è la notte che Canil e signora avevano in mente di godere da anni e meritatamente avranno il piacere di vivere. Domani il buongiorno sarà diverso perché un’intera città si sveglierà da Campione e il tutto è possibile grazie a una proprietà follemente innamorata della sua gente.

Author: Alessandro Molinari
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