Ha preso avvio intorno alle 10.30, questa mattina al Crowne Plaza Rome Hotel, l’assemblea dei sindaci dei Comuni terremotati che costituirà il Comitato dei sindaci del cratere.
Primi cittadini, che si sono riconosciuti nell’obiettivo comune di voler difendere le proprie comunità e nella necessità di far sentire la propria voce presso tutte le sedi istituzionali centrali, laddove oggi vengono prese decisioni che possono decretare la vita o la morte dei territori colpiti.
“Se dopo 30 mesi siamo ancora a cercare di capire come far procedere i puntellamenti sulla pubblica via, significa non che qualcosa non ha funzionato, ma che è tutto, proprio tutto, da rivedere. E che, quindi, un comitato dei sindaci del cratere è diventato una necessità e non certo un organo che nasce in contrapposizione a qualcosa o a qualcuno” – Con queste parole il sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, ha dato avvio ai lavori per la costituzione del Comitato dei Sindaci del Cratere.
“Per noi sindaci sta diventando impossibile dare risposte ai nostri cittadini, così non si poteva andare avanti. Questo comitato, che raccoglie ad oggi circa 70 sindaci dei comuni più colpiti, doveva nascere e mettersi subito al lavoro, oggi siamo qui per questo” – ha detto il sindaco di Amatrice, Filippo Palombini. “Noi – ha proseguito – diciamo tutti le stesse cose, perché tutti abbiamo bisogno delle stesse cose. Il Governo deve consentirci di sedere ad un tavolo per la stesura di nuove norme che possano permettere una ricostruzione rapida e certa”.
Presenti diversi sindaci da tutte le Regioni colpite, che insieme faranno fronte comune al di là delle ideologie politiche e dei colori, pronti ad assumersi la responsabilità di portare le istanze del centro Italia terremoto alle istituzioni centrali. “Precedenti che hanno funzionato ci sono, ma sono stati archiviati. Mi riferisco al Friuli nel 76 – ha detto il sindaco di Leonessa, Paolo Trancassini – Il problema è che in quel modello si riconoscevano poteri a centralità ai sindaci e, invece, oggi i sindaci vengono solo usati come scudi sui territori, senza alcuna possibilità di azione reale. Sta passando il principio della fine delle nostre comunità, perché stanno trattando noi e la nostra gente come comunità di assistiti. E questo è inaccettabile, oltre che irrispettoso della dignità e della storia dei nostri territori”.
Un entusiasmo condiviso, quello espresso questa mattina dai sindaci, gli stessi che da due anni e mezzo sono tutti i giorni in prima linea e che conoscono le necessità reali e le urgenze dalle quali ripartire. “Era ora che ci unissimo per fare fronte comune – ha spiegato il sindaco di Accumuli, Stefano Petrucci – Abbiamo il dovere di portare all’attenzione del Governo la necessità di diversificare le esigenze del cratere. Se finanziano cento milioni di opere pubbliche, chi ha città distrutte non sa che farsene, mentre si va ad esclusivo vantaggio di chi ha pochi danni e comunità ferite ma integre“. “Guardo i miei cittadini – ha affermato il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci – e non so più cosa rispondere a gente che non sa cosa succederà, che vede che non è partito neanche un cantiere e che, probabilmente, non avrà, per età, il tempo di aspettare ancora. Il tempo dell’ascolto era finito, questo comitato deve avere il carattere dell’azione, era una necessità e ora dobbiamo subito metterci al lavoro“.
