A Gimigliano di Venarotta commemorazione per ricordare la tragedia
Anche il cielo piange la sua tragedia. Commemorazione piena di dolore quella di oggi, lunedì 19 agosto, a Gimigliano di Venarotta, in provincia di Ascoli Piceno. Lì, nella piazza principale, un monumento che ogni giorno ricorda quanto è accaduto esattamente dieci anni fa: Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri, Mariangela Valentini e Paolo Piero Franzese hanno perso la vita il 19 agosto 2014 a bordo di due cacciabombardieri Panavia Tornado del 6º Stormo dell’Aeronautica Militare un’esercitazione operativa. Grande dolore ha unito le famiglie delle vittime con la comunità di Venarotta, specialmente della Frazione GImigliano che ha ricordato tutto questo con la Santa Messa e una commemorazione al monumento, praticamente di fronte.
A presiedere la celebrazione il vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri, che nell’Omelia ha ricordato “qui è il momento del dolore. Un incidente li ha tolti, delizia dei nostri occhi, della nostra vista e dei nostri cuori. Davanti al mistero della Morte non possiamo che fare questo, credere a Dio di mantenere la sua promessa: la Resurrezione. E che questi quattro ragazzi possano volare in lui, nel Signore, ed aiutare noi a volare”. Presenti i parenti delle vittime e le autorità, colleghi, il vice sindaco di Ascoli Piceno Massimiliano Brugni, il sindaco di Venarotta Fabio Salvi e quello di Roccafluvione Emiliano Sciamanna, compagni e amici dell’Aeronautica Militare con bandiere da tutta Italia.
Giulio Mainini, presidente nazionale associazione Arma Aeronautica: “In questi casi è facile inciampare nella facile retorica ma non non oggi, non noi, in noi c’è un dolore che fa a pugni con la rassegnazione, soprattutto quando si parla di figli e famiglie. Questi ragazzi li ho seguiti tanto nella carriera fino ai reparti di punta dell’Aeronautica. Avrei tanti aneddoti da raccontare ma l’episodio che racconto è quello di Mariangela. Al termine dei corsi, lei fu proposta per la linea a caccia, all’unanimità. Lei viveva una caduta con la moto, con cui si ruppe il braccio, come una limitazione della carriera. Lei ci teneva tanto a volare e io la rassicurai, ma negli occhi vidi il fuoco. E lei, così come tutti gli altri, avevano le caratteristiche per essere protagonisti di una vita meravigliosa. Ma il destino aveva in serbo ahimè qualcosa di diverso. Ci sono voluti dieci anni per arrivare ciò che noi già sapevamo: nessun errore dei piloti, tutto fu frutto del fato, un tragico fato”.
“Evento severo, duro, pieno di brutte emozioni – dice Francesco Vestito, direttore del personale dell’Aeronautica Militare – Chi come me ha volato anche solo una volta sapeva benissimo già dopo un secondo cosa fosse accaduto. Il pensiero va anche a coloro che nel territorio hanno vissuto questo, i sindaci e la popolazione locale. Siamo qui a donare “la vita eterna” ai nostri amici che non ci sono qui, con ricordo, targhe e onorando la divisa”. Una giornata di vera commozione.