Gli ultimi pensieri del militare marchigiano prima di essere fucilato
“Dita adorata la fine che prevedevo è arrivata, muoio ammazzato per la mia Patria. Addio Dita, non dimenticarmi mai e ricorda che tanto ti ho amata“. Inizia così la lettera che Achille Barilatti, militare antifascista di Macerata, scrisse alla sua amata la notte prima di essere fucilato, al cimitero di Muccia, il 23 marzo del 1944.
Nato a Macerata il 16 settembre 1921, Achille Barilatti è uno studente di scienze economiche e commerciali. Diventa Tenente di complemento di Arriglieria e dopo l’8 settembre 1943 viene designato comandante del distaccamento di Montalto dal gruppo “Patrioti Nicolò”. Viene catturato il 22 marzo 1944 nel corso di un rastrellamento da parti dei fascisti. Sotto i suoi occhi vengono barbaramente uccisi ventisette partigiani. Interrogato e condannato a morte senza processo, viene fucilato il 23 marzo 1944 alle ore 18,25 contro la cinta del cimitero di Muccia.
Ma chi era questa donna di cui Achille si era innamorato? Settantanove anni dopo, Annalisa Cegna, direttrice dell’Istituto storico di Macerata, svela all’Ansa la vera identità di Dita, una verità che è stata ritrovata tra i documenti custoditi nell’Archivio di Stato di Macerata. “Dita – spiega Cegna – era il diminutivo di Afrodite Marasli, greca di Costantinopoli, dove nacque nel 1916″. “Di lei – aggiunge la direttrice – sappiamo che era stata catturata dall’Esercito italiano ad Atene nel 1943, portata nelle carceri di Roma e poi internata a Pollenza, nelle Marche, in uno dei vari campi dì concentramento femminili che erano stati creati nel Centro Italia”.
“Dal campo – racconta ancora Cegna – immaginiamo che Afrodite fosse riuscita a fuggire oppure liberata, per poi incontrare Achille sulle montagne e iniziare con lui una storia d’amore molto affascinante, anche per i loro nomi che affondano nella mitologia greca”.
Alla donna, sempre attraverso l’ultima lettera, il sottotenente entrato nella Resistenza – catturato assieme ai ragazzi di Montalto uccisi dai fascisti – aveva affidato il suo ultimo desiderio: “Vai da mia madre a Passo di Treia appena potrai“; “muoio da forte come onestamente ho vissuto. Addio Dita, addio gnau mio“, aveva concluso, svelando così anche l’affettuoso nomignolo.
“Questa lettera così tragica, ma carica di amore, è l’ultima traccia che ci colloca Afrodite nelle Marche, dopodiché di lei non sappiamo più nulla”, dice la direttrice Cegna. “Oggi avrebbe 107 anni – aggiunge – Ci auguriamo che possa essere ritornata in Grecia, dalla sua famiglia, con la quale non aveva mai interrotto i rapporti”. Tanto che nel fascicolo a lei dedicato c’è anche la ricevuta di 2 mila lire che aveva ricevuto dalla madre.