Tra i tanti territori colpiti dal maltempo, la frazione del Brugnetto nel senigalliese conta un intero condominio drammaticamente danneggiato dall’acqua e dal fango
Dopo un mese dall’alluvione, si cercano ancora risposte. Dopo una prima fase emergenziale in cui si è cercato di salvare il “salvabile” dalle abitazioni, ora le tante famiglie alluvionate vogliono sapere quello che sarà per il loro futuro. Potranno ritornare nelle loro case? Oppure dovranno ricostruire la loro vita altrove? La situazione ora è in stallo e la loro vita appesa a uno stato di incertezza.
“Ci sentiamo abbandonati – commenta l’avvocato Martina Zambelli – è scandaloso il comportamento dell’amministrazione comunale e delle autorità nei giorni successivi. Per una settimana l’acqua non è defluita e non siamo riusciti a salvare neanche quel poco che potevamo salvare. E’ stato grazie all’aiuto dei volontari che siamo riusciti a togliere tutta l’acqua e il fango nelle case”. L’avvocato Zambelli insieme ad altre decine di famiglie risiede in uno stabile nella frazione Brugnetto a Senigallia. A 700 metri dall’abitazione scorre il fiume Misa che la notte del 15 settembre è esondato distruggendo completamente la loro casa situata al piano terra.
Di quella drammatica notte racconta: “Abbiamo sentito sentire urlare i vicini ‘arriva l’acqua!’ Io, mio marito e mia figlia di un anno mezzo siamo saliti al piano superiore. In un attimo è arrivata una marea d’acqua nella nostra abitazione al piano terra e in un minuto si è alzata l’acqua tant’è che abbiamo avuto paura che raggiungesse anche il primo piano”.
L’appello di Martina Zambelli, come di tante altre famiglie colpite dall’alluvione, è rivolto ad avere risposte concrete e immediate da parte delle istituzioni e del Comune. “Il sindaco – ribadisce la signora Zambelli – durante la visita alle famiglie alluvionate non ci ha detto cosa faranno nella nostra zona. Non sappiamo se sarà applicato un esproprio oppure l’inagibilità del posto”.
“L’amministrazione – continua – non ci da certezze e noi come famiglie non riusciamo a prendere una decisione sul nostro futuro. Non sappiamo se trovare una nuova casa o attendere. Ma quanto dobbiamo aspettare? Ho scritto al Sindaco, alla Provincia, alla Regione e al Consorzio delle Acque senza però avere delle risposte. Dove sono le istituzioni? Viviamo nell’incertezza”.
“C’è il rischio che non intendono fare i lavori per la sicurezza dell’immobile – conclude – temo che la zona in cui abitiamo possa diventare un’area di scovo del fiume in caso di piena. Ma così le case sarebbero sempre allagate. L’alternativa è porre in sicurezza l’area con le vasche di espansione che in caso di piena bloccherebbe l’acqua e il nostro condominio sarebbe così protetto”.
